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Itinerario dei "sapuri" e "sapiri" (sapori e sapere)

Tradizioni culinarie

Una volta al mese si portava un sacco di grano al mulino di Santo Pietro e si preparava la farina per il prossimo mese. Non era possibile tenere in casa il grano a lungo, perché c'era il rischio che si rovinasse. Per mezz'agosto si ammazzava "u' iadduzzu" (il galletto), allevato appositamente tutto l'anno. A S. Martino si spillava il vino novello. Dalla vinaccia, cioè i residui dell'uva pestata, si ricavava l'acqua tina, una sorta di vinello molto leggero da consumare subito. Gli abitanti del Borgo non si facevano mancare nulla, infatti a quel tempo si concedevano il piacere della granita, preparata da Mastru Giuseppi Papinu (originario di Saponara) che portava il ghiaccio da Dinnamare. Questi in inverno si recava a Dinnamare e metteva la neve in dei fossi; in estate prendeva il ghiaccio, scendeva a Pantano e vendeva le granite e i gelati al limone, all'arancia e al mandarino. Per andare a Dinnamare si partiva la mattina presto e il segnale era il suono della brogna, una grossa conchiglia che soffiandoci dentro emana un suono di richiamo.Non esistevano la panna e il burro in quanto il paese viveva di agricoltura e non di pastorizia. Al loro posto si usava preparare la sugna con il grasso di maiale, molto utilizzata per fare i biscotti.


L'arte tessile

A Pantano veniva praticata l'attività serica. Parte della seta veniva lavorata per le esigenze della famiglia, il resto veniva portato a Rometta per la vendita. Quando arrivava la primavera le donne avviavano un modesto allevamento di bachi da seta, che si acquistavano a Saponara o a Rometta.

Nel mese di aprile si raccoglieva il lino, altro filato importante per il sostegno dell'economia del piccolo borgo.

Per alcune delle famiglie del borgo la tessitura della tela di seta e di lino per le esigenze domestiche veniva affidata a "u' papinu", il tessitore itinerante, che si metteva all'ombra del dammusu a cardare e filare per tutte le donne del borgo.

Uno stretto legame perpetuato nel tempo, che coniuga le tradizioni culinarie con le arti tessili femminili, entrambi carichi di significati ormai dimenticati, risultato di complesse sedimentazioni culturali.